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Chiusura cassa in rosso? Presunzione di ricavi in nero

  • Immagine del redattore: Avv. Cristiana De Paola
    Avv. Cristiana De Paola
  • 16 gen 2018
  • Tempo di lettura: 1 min

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Quando si parla di chiusura "in rosso" di un conto di cassa?

Quando le voci di spesa sono di entità superiore a quella degli introiti registrati.


La Corte di Cassazione, sezione tributaria, con l'ordinanza 15 novembre 2017, n. 27041 statuisce che la cassa negativa o “in rosso” è un avvenimento contabilmente impossibile.

In sostanza i prelevamenti non possono mai essere superiori alle entrate.


Quindi, salvo errori formali, il saldo della cassa può pertanto essere solo positivo o, al massimo, pari allo zero.

Qualora vi siano uscite maggiori alle entrate, a dire della Suprema Corte “non si può fare a meno di ravvisare, senza alcuna forzatura logica, l’esistenza di altri ricavi, non registrati, in misura almeno pari al disavanzo”.


E' bene precisare che il disavanzo di cassa potrebbe essere anche il frutto di errori o di omissioni contabili (es. l'imprenditore paga debiti societari con finanze personali)


Quindi il conto “in rosso” in sostanza evidenzia che l’impresa ha effettuato pagamenti attraverso delle operazioni non correttamente registrate nei libri contabili e tali operazioni, qualora non vengano giustificate o non sia provato l'errore incolpevole, possono rappresentare un occultamento di ricavi.

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